« Difficilmente le nuove generazioni ci perdoneranno per questo suicidio ambientale » (Lorenzo Tomatis)

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venerdì 29 luglio 2011

Montagne divorate dal cemento

articolo da www.quibrescia.it

giovedì 28 luglio 2011

“La verde montagna lombarda rischia di diventare solo un ricordo da cartolina”. Soprattutto se il verde è quello di pascoli e campi coltivati. Secondo il dossier "Montagne senza Terra" presentato mercoledì da Legambiente a Morbegno (Sondrio), “Il consumo di suolo nelle zone montane della Lombardia ha infatti già cancellato il 42,4% del territorio più pregiato, quello dei fondovalle e dei pendii coltivati”.
Il rapporto del cigno verde esamina l'intero territorio della montagna alpina e prealpina lombarda: ovvero il 40% della regione. Superficie non utilizzabile, se non in minima parte: infatti, sottraendo quelle interessate da versanti troppo ripidi, aree d'alta quota, laghi, fiumi e zone a rischio, solo il 9,3% del territorio montano può ospitare insediamenti.
“Le province indagate”, si legge nel dossier dell’associazione ambientalista, “sono quelle interessate dalla presenza di territori montani, e presentano quadri insediativi fortemente differenziati”, come, ad esempio, “Varese”, che, “con il 29,5% di territorio urbanizzato, presenta un peso relativo dell'urbanizzazione nettamente superiore rispetto alle province di Como (16,5%), Lecco (15,6%), Bergamo (14,4%), Brescia (11,8%) e Sondrio (2,7%)”.
“Dai grandi agglomerati urbani, e secondo le modalità tipiche dell'espansione metropolitana incontrollata”, prosegue il report ambientalista, “le seconde case e i capannoni hanno invaso i fondovalle subalpini, specialmente quelli già vocati all'industria e meglio collegati ai capoluoghi, in taluni casi sede di rilevanti e storici distretti industriali, come la Valtrompia e la Val Seriana, che infatti presentano valori di consumo di territorio insediativo rispettivamente del 47,7% e del 43,5% (a fronte di un consumo lordo del 7%). Qui, viene spiegato, i paesi si sono fusi tra di loro in “un un'unica conurbazione lineare”.
Per quanto riguarda la realtà bresciana 276mila ettari risultano occupati da superficie montana e valliva. Solo il 10% del territorio (27mila ettari) può ospitare insediamenti, ma il 37% di quest'area (10mila e 42 ettari) è già occupata da case, fabbriche e strade.
Un dato inferiore a tutte le altre province tranne che sull’Alto Garda bresciano dove il territorio insediativo utilizzato è pari al 36,5% (1.508,9 ettari su 37.281,3 complessivi), nel Sebino la percentuale di terreni già insediati sale al 39,7%, in Valle Camonica è il 34,1%, in Valsabbia è pari al 32,8% e in Valtrompia tocca quota 47,7%.
Nei territori perilacustri , spiega Legambiente, il consumo di suolo utile rappresenta un problema non solo dal punto di vista della stabilità idrogeologica dei versanti, ma anche nell'ottica di conservazione di un paesaggio che è, innegabilmente, un potente generatore di ricchezza turistica.
“Le superfici utili, a causa dei forti vincoli geomorfologici, sono estremamente limitate e addossate alle sottili linee di costa, periodicamente prese d'assalto dal turismo di massa. Le riviere dei laghi lombardi hanno quindi visto la progressiva dissoluzione delle aree utilizzabili, tanto che si è cominciato a costruire al di fuori del territorio insediativo, per far fronte alla continua richiesta di seconde case e di strutture ricettive turistiche”.
Tale fenomeno si registra soprattutto nelle porzioni collinari mentre attività edificatorie consistenti si verificano anche nell'alto Lario, lungo la costa orientale del Lago d'Iseo e nei comuni rivieraschi della sponda occidentale del Garda. “Nei fondovalle interni”, prosegue l’analisi del cigno verde, “il consumo di suolo si concentra soprattutto in corrispondenza dei centri urbani esistenti, i quali tendono a “stirarsi” lungo le direttrici stradali vallive inglobando i centri minori e formando un unico conglomerato urbano. E' il caso della Valcamonica, della Bassa Valtellina e della Valsassina, che in ogni caso hanno mantenuto una buona riserva di territorio insediativo, essendo valli relativamente larghe”.

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